BENN

 

a

benn poeta di barboni

(miliardarimalcollocati)

zio laido di bukovsky

faccia-lunario

di un tale nipote

gemma di germania

b

benn poeta narrativo? no ma pensiamoci

pensiamo alla germania alla poesia tedesca

anche a questi baltici dell’ospizio delle povere

bronzi ieratici nella cornice (anche criminosa)

dello stile severo di questa mia città d’ora

pensare narrativo pensare olfattivo insomma

un pensare sensoriale tutto automeditativo

padre ultimativo del mistero stretto

che ora qui sta attraversando tutto questo

no benn non é poeta narrativo e non è

poeta metafisico è quasi un poeta vichiano

ma é sopratutto il poeta dello smacco

precipitoso poeta sentimentale

galattico insomma é uno che se-ne-va-

dove-sta-in-contemplazione-sospesa

mobilitando micronistorie corredate

di apparato viscerale numinoso

fa quello che ai miei occhi dorici

é la germania che mi smuove nelle cose

che per essa accadono dove cominciano

e dove finiscono queste cose dell’esserci

e del fare nel paesaggio incongruo

che si bagna nel nero analitico e quark

(i neri di burri sono res aurea

eccessivamente leggibili)

ogni volta costui elabora daccapo una figura

del pfui ridicolo da opporre se occorre

al pfui improbabile (é proprio questa

arroganza storpia che mi persuade)

perché e dove  questa baraonda ridicola? perché

il nero non c’é ma si tocca e riposa le ossa

perché il pfui maiuscolo è cibo addestrato

unno che leva fuliggine

nel paesaggio che fugge

è già quasi americano

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