(capitolo ventiquattresimo) E GLI AVOCADO SPARIRONO NEL GIRO DI UNA NOTTE

 

– Ah, ecco… il signor Giuseppe … che le devo dire, il signor Giuseppe, fumava nel bagno come i ragazzini. Non gradiva andare in terrazza. Poi però….  e cosa vuole sapere,  ho detto il signor Giuseppe, fumava di nascosto, era insofferente di brutto carattere, io badavo alla sua stanza, vestiti, biancheria e in più gli procuravo riviste e quotidiani anche vecchi di settimane che leggeva, sottolineava e  ritagliava articoli,  foto. Li selezionava in vecchie cartelle che gli riciclavo dall’archivio. Era appassionato. Un po’ fissato. Geografia, storia. Fui io a spingerlo a frequentare il corso di pittura. Come diversivo. Gli trovai matite pennelli,  colori.  Io ero veramente stanca dell’accademia, di posare ed essere tallonata dal prof Marchi, l’architetto, dal prof. D’amato che poi tutti sapevano della segretaria. Anche i ragazzi, gli studenti, sembravano non averne mai vista una e volevo allontanarmi. Chiara la supplente, la maestra di icone, mi disse che finito l’incarico in accademia  avrebbe fatto un corso per principianti in un istituto religioso e la seguii. Le suore cercavano una ragazza, aiuto di segreteria e di fatto, fui coinvolta in tutto, amministrazione e casa di riposo. Di mattina ufficio e anziani, nel pomeriggio il corso. Lasciai perdere dopo pochi incontri. Ho fatto l’artistico ma le icone sono un’altra cosa  e per dirla tutta anche la mia amicizia con Chiara cambiò in negativo. Il suo modo di relazionarsi si rivelò intollerabile. Dura nel commentare,  a volte persino inopportuna. Mentre dipingevamo parlava di teorie cristologiche e mariane mischiandole alle storie UFO e templari sentite nelle trasmissioni di misteri TV e case spiritate. Devo dire che il signor Giuseppe era uno dei pochi che le dava spago. Lei sentenziava di santi e marziani e lui con entusiasmo di ipotetici raggi letali. Sembrava molto coinvolto ma con me fu sempre  rispettoso, addirittura gentile.  Diversamente non l’avrei aiutato.   Mi considerava un’amica e per quello che potevo lo accontentavo.   Quando ci siamo incontrati per strada, ricorda? vicino al bar e l’ho scambiata per un’altra  persona? ero lì a consegnare una busta per conto del signor Giuseppe. Mi chiedeva di recapitare delle buste a persone di sua conoscenza. Luogo, ora, nomi.

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