SUELLE RIVE DEL TONTO (30)

Qualcosa come un re ripetuto sino all’osso sonoro dell’ultima inesistente ottava e poi la strada in cui ci ritroviamo che suona come una scordata tastiera di pianoforte, tà stremato addosso un cespuglio di more, l’altro, chiamiamolo l’altro, infisso a un albero di albicocco appena fiorito, elio in silenzio, senza spazio in una tana di gufi, io non so: così che senza tà senza l’altro e senza elio, cioè senza noi stessi, non abbiamo avuto il coraggio di muoverci, di errare. Avevamo un grande bisogno di rivederci, eravamo tutti e quattro lì, un fronte, forse avremmo dovuto rimettere gli occhiali.

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