SIFONOFORO 6

vado prima su un piede poi sull’altro. pressione bassa. mi gira la testa. le prospettive architettoniche del mio quartiere oscillano su ampi archi orizzontali. è un quartiere immenso.
san michele. dimentico di fare gli auguri al giovane padre di famiglia.
– se ti comporti così con gli amici
– no bellamia stai sbagliando
vedo la casa. leggo le scritte sulla sua fiancata cieca. rettangoli di marmo grigio incastonati.
– argo!?
– palazzolo acreide
– bien
enumero i componenti al seguito. 13. tutti sotto i ventanni. barbuti
– e le donne fringuello dove sono?
non capisco la risposta. mi scruto il mento. impenetrabile. me lo palpo. sono colpito da raggi di sole quasi occiduo.
caldo enorme. siamo in una sacca desertica. bianca. valle del diavolo.
– questa è la casa che ti si addice
me la esamino con collerica durezza
– intanto è la nostra casa
– la tua. io non esisto. non sono mai esistita.
niente da fare. male e vorticoso mi seggo e chiudo gli occhi.
respiro con difficoltà . la pelle che mi ricopre è gelata.
– perché non scompari?
– sono già scomparsa. continui ad avere allucinazioni.
sole più alto. caldo più intenso. aria più rarefatta. terra più secca. solo terra. niente piante pietre corsari. paesaggio neolitico-permiano. foreste massive. cadaveri calcificati.
– ma no. sono case palazzi ville anche molto belle.
terre calientes tempradas frias. la scuola
– sei un’allucinazione?
– chi? io? ah!ah!
sberla a scatto. pedate sul sedere. sbatto fuori e chiudo la porta. torno alla scrivania. riesamino aurelio nella sua faccia rotonda di ragazza con sguardo grande liquido. sull’orlo del marciapiedi.
– vorrei venire con te.
– vieni
non si muove. alta snella dolce. mani magre e lunghe. 18 anni di sedimentazione atmosferica. linea di esili vegetali. ma non vuole parlare. continuo a fissarlo senza parlare. mento e zigomo rotondi luminosi. da tale settore s’irradiano immensi flussi di attrazione-memoria. dialogano sul collo slanciato e rotondo.

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