NITRATO D’ARGENTO

Sulla natura del malumore esternato dal sig. G. in occasione del compimento del suo settantaseiesimo compleanno ho poco da aggiungere. Potrei confermarne il motivo però, tenuto conto che quel giorno fatidico coincise curiosamente con una visita medica in cui fu predetto che secondo un calcolo ragionevole gli restavano solo quattro anni da vivere. Ho appurato invece che il 13 giugno del ‘900, a Londra, in via dei Ciliegi 17, quella che era considerata una bambinaia irreprensibile, passata alla storia come protagonista di un romanzo per ragazzi tradotto in tutto il mondo, imprigionò i bambini di cui avrebbe dovuto aver cura in un piatto di porcellana perché fortemente spazientita; fornendo uno di quei casi di maltrattamenti ai minori che le autorità compiacenti – le inglesi per prime – fanno passare per motivi pedagogici solo perché si consumano nelle famiglie più agiate. Tornando al sig. G. un’ultima precisazione. Il giorno in cui ci siamo incontrati mi confessò che non aveva alcun rimorso ad aver trascurato gli amici, a essersene impipato di tutto o ad avere condotto vita tanto ritirata: era proprio la certezza di dover morire a dargli fastidio.

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