DUEL

La macchina che mi supera va più lontano dei miei pensieri. La faccia dell’autista mi insospettisce: mi riporta sui sentieri erbosi della memoria. L’ho seguita, superata. Al momento del sorpasso quella faccia mi ha sfidato con un ghigno anoressico che è volato a folle velocità. L’ho tallonata su una strada in salita e contorta: un duello. L’ho superata. Volevo rivedere quel ghigno, carpirne il messaggio. Sul lato destro della faccia non c’era quel ghigno ma un’ombra neroverdastra di muffa. Superandola avrei voluto abbandonarla ma non fu possibile. Quel boomerang mi insegue e mi supera. Sul lato sinistro il ghigno s’è inerpicato fino al tetto dell’automobile. Pensai di fermarmi. I pensieri mi vorticano dentro, mi rasano gli intestini. Non potevo. Quella faccia che non avrei più voluto vedere mi trascinava. Non riuscivo a sottrarmi alla curiosità, volevo sapere tutto dei suoi viottoli intestinali, delle sue arie. Ricomincia la sfida. In piena curva pianta i freni. Quasi lo tampono. Scende dalla macchina e mi viene incontro. Scendo anch’io, ci guardammo. L’erba dei miei pensieri fece quadrato su quella faccia. Niente da dire. Non era una faccia ma un groviglio informe retto da ossa appuntite che navigavano senza meta sotto una pelle arida. Rientro in macchina. Faccio manovra e ricomincio la sfida. La strada sale sempre, in salita e contorta. Io corro, accelero di più. In lontananza un tornante, un puntino a cui non ho niente da dire. Quanto tempo perso per dare nuvole ai corpi. Ho continuato a salire. Mi sono inseguita con destrezza al cambio. Quasi una professionista. La strada è lì, sotto un cielo affaticato e devo seguirla, metterla in ordine insieme ai miei pensieri. Corsi. Un tornante squarciato: una vista del vuoto asimmetrica e incorniciata di vento umido e capriccioso. Un gomito appuntito contro una pietra. Filamenti pop-art su un terrapieno brullo. Un orecchio scoppiato e capelli interrati in una buca più a valle. Su una foglia di manto stradale una manciata di pensieri disordinati dal suono di un organetto che infuria la voce di Waits.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

POI VA
Tutto quello che scrive è invisibile. Poi non va mai a dormire. Stringe forte un braccio. Stringe forte i capelli. Read more.
il re piaf 15.7.74
1 il re piaf va in cile. arriva di sera a santiago. trova una casa con una cella bianca dove Read more.
LA CARCASSA DEL GRANCHIO
4)   Il lavoro del vecchio  lo pagavano con granelli di sabbia. Inseguiva il sogno di una spiaggia. Con tutti Read more.
PITTURA ITALIANA DEL NOVECENTO % BALENE SINTESI
E’ solo un soffio il nome delle cose   Più care chiusero le tue belle mani   O Belegan cadavere Read more.
tra fra 8
Ha lavorato in giardino, si presume, un giardino su tre livelli sopra e sotto e sullo stesso piano della villa. Read more.
PREPOTENZA
Infestata di spezie, la cucina del Mediterraneo si apriva in fondo a un lungo corridoio. Arrivavi a metà e ti Read more.
LE MOLTE PIANTE
Jebnoun Ben Azouz ha tre vite: una è la vita di Aida Rachida, una, la vita di Radia Ben Abdallah, Read more.
STANZA 227
mia madre vuole le sue foto di carta sul telefonino. mi dice, vorrei guardarle spesso. prendile dal cassetto e sistemale Read more.
da I GIORNI QUANTI (64)
Già,dice, con questo caldo, sicuramente il pomeriggio me lo lascio libero. Sennò sua maglie comincerebbe ad avere qualche dubbio, scherzo. Read more.