UNA POSSIBILE VIA

Una via che possa essere riconosciuta unicamente da chi ci abita. Che abbia, cioè, la singolare prerogativa di essere ricordata solo dai suoi residenti, e non per il fatto che tutti i giorni queste persone rinnovano il rito di appartenenza alla comunità locale col gesto di infilare la chiave giusta in una serratura, o perché sanno a quale indirizzo bussare con la certezza che qualcuno aprirà loro la porta, ma per ragioni ancora più logiche: chiunque altro non sia uno di loro non potrà conservarne memoria, dovesse passarci e ripassarci per il resto della sua vita si smarrirà di continuo. Costruzioni del genere ricorderebbero i 500 labirinti scandinavi, o il pavimento della Basilica di San Vitale a Ravenna, la casa di Asterione ma anche certe favelas di Sao Paulo o i sobborghi di Bollywood, dove anche i più furbi rischiano la perdizione, e più di ogni altra cosa dunque si tratterebbe di mistero. Ma solo chi riconosce una strada potrà pensare di immaginare logicamente una strada diversa da quella, e non chi non la riconoscerà: lui stesso, mentre descrive la sua fantasia, vive contestualmente in un carcere e in una scena domestica.

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