LA TELEVISIONE E’ IL MIO SONNIFERO di Francesco Gambaro

L’ho capito ieri che in via scrofani, improvvisamente, alle cinque la luce è andata via. Mi sono svegliato di contraccolpo. Ho guardato il buio. Quanti sogni morti. Le strade del gabinetto, pure loro morte. Inciampo, impreco, fortuna che non sono finito sul balcone che non ha un muretto di contrizione. Allora ho sognato. Ho sognato che nel buio c’era luce, un televisore acceso. E questo televisore si spegneva perché andava via la luce. Così continuavo a sognare un televisore spento, senza luce. E aspettavo che il mondo si risvegliasse, e avevo le serrande alzate, o prima o dopo sarebbe arrivata l’alba, ma l’alba non arrivava, non arrivava più neppure la luce, e io andavo al buio in gabinetto, e facevo pipì non so dove, al buio, nel buio, erano le dieci, ne ero sicuro, ma il giorno non cominciava. Tornavo inciampando a letto, la luce non tornava, cliccavo sul telecomando, il giorno non spuntava, erano le otto, erano le nove erano appunto le dieci. Nesuna luce, nessun giorno. Ora sono di nuovo le cinque, un’intero giorno a dormire aspettando inutilmente la luce, l’alba di non so più quale giorno.

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