UNA CIRCONFERENZA (IV)

Dice di averlo letto a strascico, nei libri, capita di raccogliere materiali usati e poi gettati, plastica, vetri, serrande, ruggine, in un regime di spaziatura dilatata, estrema, il testo s’infabula comunque, nebula, s’accosta, sibila, s’arresta un attimo, poco prima della pronuncia, incompiuti, senza confini. Distese di sabbie, varie, gialle grigie nere rosa rosse brune, ma sabbie interminabili capitali senza terra   deserti, sempre ipotesi senza fondamento. A volte dardi verso l’ignoto, più spesso ventri dilatati, a copertura del mondo. Lo scenario non può essere rimosso perché in uso, le corse si stimano nell’ordine delle migliaia / l’utente è aggrovigliato nel linguaggio dei link / dei rimandi, non crede, non può fare altro. Ecco che la sua città è regolabile, senza umani, pioppi assonnati, castagni, ferie, bestie ignote, corpo di formica e zampe d’elefante / una città regolabile, Baltimora o Tangeri, Città del Messico o Eindhoven, sillabe o sagome di montagne, ritagli accenti capitali senza traccia e territorio, sempre ipotesi senza fondamento.

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