UN PUNGENTE ODORE D’ANICE

Il portone è chiuso, basta un clik e una spinta, una folata d’aria gelida, una voce lontana, forse un richiamo di un nome femminile, la sillaba finale sembra un “la”. Manuela? Paola? Facciamo che invece era Ranieri, oppure Manlio, o Luigi – e potrei continuare fino a pagina settantatré, però vi grazio, la smetto qui. Si apre, quel cazzo di portone, e si esce en plain air, si respira l’afa agostana, si suda in risposta al fiato, subito – come fosse un meccanismo complicato di traduzione dell’acqua in sudore, dell’angoscia in sudore, della vita in sudore. Si suda rapidi, si bagna la maglia, si traduce la qualsiasi in sudore – ma soprattutto l’anice, la Sambuca, il Pastis, il Ricard, tutto un sudore denso come sperma appiccicoso fra la pancia e l’inguine, come ai fantastici sedici anni. E quindi si diceva si esce. E si incontra un tizio, ora non mi ricordo se si chiamava Ascanio o Gilda, o Iole, e anche qui potrei continuare per secula seculorum: facciamo Busdraghi, ecco – Busdraghi. Il Busdraghi, Enzo: oppure Aldo, si, Aldo, che è un professore di Applicazioni Tecniche, che fa disegni geometrici delle librerie della cittadinanza del paesucolo dove si svolge l’antefatto, il fatto e il fatto un’altra volta. Una serie di fatti a due. E librerie disegnate e poi segate in falegnameria, una, perché in paese ce n’è una, e poi sistemate fra un angolo cottura e un piano mobile di reti a strascico e boudoir. Ma ecco che si presenta la madama Bellissima, la Signora sui Cinquant’anni che si libra tra un saluto e una promessa storia d’amor. Cleotilde, si chiama – e accipicchia se un uomo nerastro, come il nostro Busdraghi, non s’innamora di una creatura celeste di tal fatta, coi seni pungenti la realtà conforme, coi fianchi robusti e frangenti l’ecosistema. E in più in minigonna, che gioca a bocce. Accidenti – e ma guarda se in un giorno così, d’afa e goccioline riarse di sudore piangente, mi dovevo innamorare di una figura straniante, fresca, grigiovestita. Svolazza la minigonna all’aere infiammata dell’agosto di paese, e lei, compunta, lancia la boccia a bollare il pallino. E anche la pasta col tonno e menta agliata. E pomidauro, ecco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Accampamento 2 – La rendicontazione
Non capita spesso, soltanto forse alla località fornaci, di vedere la stalla illuminata, dove la strada va in doppia curva Read more.
46
Vedi come tutto ha fine? Cadere dal respiro – a metà lungo un viale, le rose di maggio l’attimo imperfetto Read more.
da I GIORNI QUANTI (61)
Tre ragazze al mare. Saranno due ma io, confusamente, ne conto tre. Tre ragazze che stamattina sono partite per il Read more.
MEZZA ESTATE
quando a inizio estate il corpo malato del mondo esala odore d’acqua sfatta il cimitero è il luogo migliore per Read more.
STASERA A CENA 07/ —.; 051
Senza capelli ti ho rivista e senza labbra   Verso Berlino andavi, Read more.
I Rabbini di Oria e non soltanto (Rabbi Shelomoh)
Di Rabbi Shelomoh che passò la lunga sua vecchiaia coi piedi sepolti nella terra siccitosa d’un antichissimo oliveto. Radici gli Read more.
IL VESTITO BIZANTINO – 29
Manette alle tempie resisto Celle stonate le caviglie. Curva da formula uno Vago murata in gola alla sembianza Musa bianca Read more.
tra fra 7
Mentre ti parlo dopo anni e non so come sei arrivata a casa mia lo sfondo cambia di continuo, non Read more.
SEMIRAMIDE NON GRADISCE IL LATTE
Secondo i benpensanti Lucillo non amava i gatti ma nemmeno i rinoceronti sebbene  le dissimili scuole sostenessero che felini e Read more.