L’ORA SENZ’OMBRA (a Osvaldo Soriano)

La simultaneità prevede che a New York scocchino le 12 nel medesimo istante in cui a Roma scoccano le 18 dello stesso giorno solare. Potremmo definire quell’istante però “l’istante delle 12 e delle 18”, indifferentemente, altrettanto realisticamente, riferendoci a una porzione di tempo di 24 ore che accade all’interno della Terra considerata come sistema chiuso, poiché quel momento è – in assoluto – teso in modo simultaneo allo zenit e al nadir di quel sistema chiuso. Eppure non lo facciamo. Perché il tempo del nostro sistema è percepito come tempo solare, e non come tempo assoluto, sul quale non ha alcuna influenza la luce. Quell’istante – sulla Terra – non è un istante qualsiasi di una scansione oraria universale, ma l’istante di luoghi di uno stesso sistema chiuso esposti diversamente a una fonte di luce e di uomini che notano una differenza nella proiezione della loro ombra a quella medesima ora. Ma esistendo un’ora senz’ombra (siamo nel campo delle supposizioni – ma l’ora universale non ha ombra né luce) si scalerebbero pareti e si esplorerebbero abissi procedendo nello stesso tempo verso un punto più alto e uno più basso senza essere smentiti. L’ora senz’ombra vedrebbe l’uomo tendere simultaneamente alla vecchiaia e alla gioventù. 

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