In equilibrio sul filo grigiastro dell’elettricità altalenante sopra la via deserta, smette di ravviarsi col becco le piume e mi guarda strano, direi con meraviglia e, ad un tempo, spavento, proprio come se avesse appena visto sbucare dal nulla un fantasma. E davvero il suo cuoricino – capace, a detta dei ragazzacci di una volta, di centuplicare, se mangiato crudo, forza e coraggio – batte forteforte per quell’uomo in pigiama che, sportosi pericolosamente ben oltre le fioriere fiorite sospese nel vuoto precipitoso al di là della ferruginosa ringhiera, le invidia con occhi infantili le nere ali già pronte a gareggiare col vento…
(L’OCCHIAIA .87.)
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