LA CANNIBALE

Il primo, uomo meticoloso e puntuale quasi fino all’eccesso, arrivò con abbondante anticipo. Ma l’ultimo si presentò quando a tavola avevamo già finito gli antipasti. Per quanto mi riguarda fui tra quelli arrivati in orario – com’era mio solito – con soddisfazione della signora che non esitò a dichiarare la mia precisione. Il buio tra i tavoli e le pareti posso confermarlo. La grande finestra solitaria è esattamente dove viene descritta. La tavola da pranzo imbandita come riportato da F.P. Nel racconto però l’autore parla di cinquanta invitati più il padrone di casa e i cinque camerieri, dato inesatto, visto che nella realtà eravamo molti di meno; non si arrivava a quindici, compresi il nostro ospite e i camerieri che erano solo due e non di colore. L’altro errore riguarda proprio l’autore dell’invito: non si trattava di un padrone di casa ma – come ho appena anticipato – di una padrona. E inoltre va corretto anche il motivo di quella cena: non c’era stato alcun alterco tra la signora e i cinque giovani chef della Società di Cultura della Gastronomia, anzi, l’incontro si era svolto nel modo più pacifico e cordiale e posso testimoniarlo. All’autore saranno pervenute informazioni di seconda, se non addirittura terza o quarta mano, riferite da chissà chi che qui ho finalmente la possibilità e il dovere di rettificare. Ai lettori venga svelato anche l’ultimo terribile frainteso, che purtroppo mi riguarda personalmente: fui io a essere cucinato, non i cinque giovani di Colonia.

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