DELLE PAROLE CHE CADONO

Alimentano la mia disattenzione le parole che cadono dal 2° piano. Contro eventualità simili mi resta solo l’arma della sordità. Spesso mi trovo in una condizione di allucinazione che sfiora la cecità, salvata da navigatori e gps. Al tatto le altre mani le altre guance si disfano in nuvole e non fermano la corsa, sbilanciata verso imprevedibili vuoti. E mi chiedo, chi odora il mio naso? Perché le madeleine del mio correligionario asmatico Marcel sanno oggi di merda imbevuta, non nel the, nel piscio. Avevano anche allora questo patafisico sapore di ‘merde’? Il mio sesto senso mi dice che non esiste alcun senso, che quanto viene prima è uguale a quanto viene dopo, insomma: che il corpo non c’è, che il corpo è una contraddizione in termini. Da Giunta Moreno ricevo questa mail: “i mezzi litri di latte ag sono 7 pezzi, ciao”. “Ciao grazie” rispondo, ma mi sento a pezzi.

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