GIDDAP

E si sgomberava questo garage, grande, un garagione, e si trovava, in un baule, magari, roba vecchia di chissà quanto, oppure mezz’ancienne, modernariato direi, come una piccola cosa in plastica raffigurante la tazza del cesso, tutta in plastica bianca, con tanto di tubi di scarico e ciambella apribile. E allora …

VIVA IL BULLERI

C’è una regione del cervello dove si nasconde il dolore. E’ situata fra l’aorta e l’intenzione, citando un Poeta, un signore sfregiato in faccia e morto di tumore al polmone. E’ una massa dai contorni violacei e in qualche modo nubiformi. Cioè grigio scuro, tipo fuliggine, che è il colore …

QUESTA NON E’ UNA POESIA

Intanto mi continua a piovere addosso: e io ripenso ad una frase, un’espressione, un’inflessione nella voce che da ieri sera mi martella. Non ho capito. I doppi, tripli, quadrupli sensi che si possono cogliere in un qualsiasi enunciato: non ho capito a quale livello retorico ci si deve fermare. E …

(NIENTE)

Ho tre giacconi buttati sulle spalle, mi son ritagliato un piccolo spiraglio per vedere lo schermo del portatile. Gli occhiali, ovvio, mi si appannano – riesco a stento ad allungare la mano verso la bottiglia di vino (1,80 Euri). Le sigarette (6,90 Euri, Pueblo Giallo) sono molto pericolose – potrebbe …

DUE CERVI

C’è mio babbo su una sedia, in silenzio. E io davanti allo schermo che leggo poesie. Leggiamo Trinci, Fortini, Quasimodo, Luzi, Caproni, Penna e Morandi. (Gianni, diamine). Anche le ceneri di Pasolini. Su Trinci mio babbo si inorgoglisce. Una conterraneità di pregio. Ma è su Quasimodo, ma io scrivo ancora …

NEFASTO FUNESTO

Nefasto, funesto, mi vesto di nuovo, un uovo, un manifesto, un ritrovo – ci provo e non riesco, e allora esco – francesco, mi chiamo, all’amo, un richiamo all’estasi – all’emiciclo della pomarola di savonarola. Ma guarda te alle volte. Ma io boh. Distinguo (appena) il tre dal sette. Le …

LINGUINE

La Quetiapina ha questo, di particolare, che se ne prendi una da zero venticinque ti accompagna dolcemente nel sonno senza troppi scossoni. Se ne prendi due da trecento, invece, ti arriva sulla fronte una botta molto forte inferta con una mazza da baseball in carbonio che ti lascia in uno …

VOLEVO DIRE

Volevo dire una cosa profonda, una cosa che nel niente risulta magari un qualcosa di appresso, un cipresso, unßidea di qualcosa che ci renda felici tutti. Magari togliere ai super ricchi qualcosa, tipo nove decimi della riccheyya, e redistribuirla a mani piene, come la semina delle lenticchie, ai poveri veri, …

UN PUNGENTE ODORE D’ANICE

Il portone è chiuso, basta un clik e una spinta, una folata d’aria gelida, una voce lontana, forse un richiamo di un nome femminile, la sillaba finale sembra un “la”. Manuela? Paola? Facciamo che invece era Ranieri, oppure Manlio, o Luigi – e potrei continuare fino a pagina settantatré, però …

WRANG

Scoppio di una ruota della bicicletta, wrang. Vi guardo, voi, che state all’esterno delle mie palpebre, che sbattono piano all’accadere dei raggi del sole. Vi guardo che masticate pezzi di realtà in gelatina, come colla di pesce nella cotognata, o pezzi d’ananas a mo’ di barchetta. Vi osservo, vi annuso, …