(L’OCCHIAIA. 60).

Non sempre, a notte fonda incontro il tuo odore, l’odore di una donna conosciuta tempo fa… E puntualmente, sul far dell’alba, mi rode un dubbio: era la tua o la mia pelle a spigiamare questo profumo?

(L’OCCHIAIA. 59).

Inequivocabilmente alticcia la donna ripete di continuo qualcosa che, a sentir lei, dovrebbe interessarmi parecchio.- E sorride ogniqualvolta la sua testolina pencolante sbatte contro la mia vicinissima. Non so chi sia, eppure deve piacermi davvero tanto costei se non ritraggo la mano abbandonata fra le sue quando vi lascia cadere …

(L’OCCHIAIA. 58).

E certe sere d’estate, specie quando un cielo zaffirino le scivola malizioso lungo i pallidi fianchi, una luna quasi piena popola questo angolo di terrazzo verdeggiante di rampicanti di gechi in apparenza disinteressati: decine e decine di bocche fameliche che, mai stanche, lucertolano, pronte a spalancarsi, dietro a lingue scattose …

(L’OCCHIAIA. 57.”Bipedi 4”)

In equilibrio precario su un tip-tap azzardato fra le ostiche sedimentazioni del quotidiano l’uomo avanza, lentamente:- la pelle incartapecorita del suo viso fa a pugni col rosso turgido di una rosa tenuta stretta stretta al petto palpitante e di continuo offerta a qualcuno che immancabilmente lo scansa…

(L’OCCHIAIA. 56).

Entro ed esco dal solco ora netto e profondo ora appena accennato di una ruga che di punto in bianco frastagliandosi mi smarrisce sulla larga nuca abbronzata dell’anziano giusto quando costui, contate delle monetine sul palmo della mano le sparpaglia facendole tintinnare sul ripiano del banco, saluta e, a piccoli …

(L’OCCHIAIA. 55).

Ai quattro angoli di ogni stanza mucchietti di sale bianco o rosa cedono malvolentieri ad astuti venti venuti apposta da lontano sentori d’alga. Poche le finestre ma tutte quante avide d’azzurro. E nei bui e silenziosi corridoi rotaie, rotaie che, divergendo o convergendo senza mai ingarbugliarsi, sfrecciano verso corridoi di …

(L’OCCHIAIA. 54).

Mani di ragazza crepitano sul mio petto grigio quanto dozzine di zolfanelli accesi nello stesso istante…

(L’OCCHIAIA. 53).

Nelle ore in cui alle finestre mancano le nuvole due navi quasi gemelle beccheggianti in quella strana zona dove di solito cielo e mare amano confondersi fanno vacillare ogni mia certezza da stanziale…

(L’OCCHIAIA. 52).

Più che il malioso scampanio della gonnellina plissettata sopra le ginocchia ossute, più che l’istrionico colletto a tratti indovinato tutt’attorno al collo cignuto, ad inchiodarmi ogni giorno per ore e ore davanti alla parete dove di solito sorprendo l’ombra a curiosare indisturbata fra le mie cose sono quei due occhiuti …

(L’OCCHIAIA. 51).

  C’è disordine nei miei occhi O sono i miei occhi a creare disordine? OVVERO cosa c’è in un VALZER che non è in un JAZZ?