Ho visto il cielo controcorrente scendere sulla linea di terra, bucare le croste di fango e amoreggiare con le pozzanghere a specchio, Narciso di resistenza dall’alto al basso, sprofondare a imbuto per distillarsi di luce e ossigeno, e fiutare i giorni della profondità, al ritmo oscuro del respiro che è dentro le cose, le case, domestico, non etereo, continuo, oltre la vita e dopo l’umano, senza sosta e senza storia, bolla inesplosa, membrana orizzontale di segreti allineati, pellicola in sequenza dall’origine al quando che non si sa.
Ho visto l’azzurro farsi radice bruna verso il nucleo, filamento ed escrescenze uniti e dispersi, tentacoli nel corpo di cui sono corpo, un mastice di muscoli sulle ossa di chi è passato.
Poi la pioggia in un solo punto, in un centro, dove il cielo non era più solo.
