Vedo vicinissimi gli occhi della dentista che cerca di estrarmi un canino piuttosto mordace, no, resistente, la vedo che suda, anche, una perla le scende verso la guancia, ha gli occhi impegnati e seri di quando uno fa il suo lavoro, sento ravanare all’interno della mia bocca e la tensione ossea mi arriva al cranio – ancora un ‘anestesia? Faccio no come posso, comunque no, non sento nulla, a parte la tensione ossea di cui sopra, non sento dolore. Fuori piove come a Saigon a giugno, mi chiedo solo: ma se resiste così era da togliere? Però non lo dico, grazie al cazzo. Alla fine di tutto faccio per scendere dal lettuccio e quasi cado a terra, mi tiene l’inserviente e mi ridistendo quieto. Mi si erano informicoliti i piedi. Mentre fissiamo il prossimo appuntamento dico alla dentista che Carmelo Bene fu ridotto in coma farmacologico dall’equipe che gli dovette togliere i denti, scuoteva il letto come un capodoglio (è una cazzata, o cioè: è vero che il buon Carmelo ebbe problemi serissimi per l’espianto di quel che restava della sua dentatura originaria, ma non lo so affatto se davvero furono prese misure così drastiche), e lei mi chiede distratta chi è Carmelo Bene.
Un attore. U attoue.