Storia di giostrai (2)

Alla disperazione ho fatto seguire la caparbietà. Appena nata i medici mi dissero che mia figlia non avrebbe mai potuto camminare.

Ma le giostre della mia famiglia le aveva costruite prima mia nonna e poi mia madre: giovanissima vedova la nonna aveva preso il posto del marito e, anno dopo anno, aveva aggiunto giostre di sua invenzione a quelle che le aveva lasciato mio nonno. Così aveva fatto mia madre che non aveva voluto uomini a decidere di lei e per lei (non so chi sia mio padre e non m’interessa saperlo).

Esperta di meccanismi semoventi, edotta di ruote dentate e cilindri, sognatrice di armature in movimento, escogitai per mia figlia un apparato di leve e lacci di cuoio che la tenessero in piedi, che la facessero camminare.

Adesso si muove (lenta ma libera!) tra la ruota panoramica e l’autoscontro, sa decifrare la complessità dei quadri elettrici e i labirinti di cavi e giunti meccanici. Disegna navi, l’altra sua passione.

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