La piccola Annalisa teneva il conto dei membri della famiglia, fino a cugini di gradi sospetti, su un quaderno assai voluminoso. Aprendolo da una parte vi si leggeva l’elenco dei vivi, con non poche cancellature laddove il tempo aveva cambiato le carte in tavola. Aprendolo dall’altra si consultava la fitta collezione di morti, che risaliva l’albero genealogico per più di dieci generazioni e ospitava, tra gli altri, i nomi cancellati dal lato opposto. Nella primavera del duemilaquindici la piccola Annalisa si annoiava oltre ogni dire poiché da mesi la sua collezione di morti era rimasta invariata, mentre erano spuntati addirittura tre vivi. Si riproducono come conigli, pensava la piccola Annalisa scrivendo Gaia, Antonio e Sandra in fondo al primo elenco. Scavallata l’estate la situazione non era cambiata, e addirittura un quarto umanetto, umidiccio, ripugnante, era spuntato da un ventre senza la minima complicazione, in una notte né tempestosa né particolarmente buia. Frustrata, la piccola Annalisa piangeva lacrime amare, talmente amare che giunse a desiderare la propria morte, rifiutandola, però, tormentata dal pensiero di non potersi aggiungere nell’elenco se non prima di essere morta davvero. Ma la piccola Annalisa era una persona onesta e non ingannava mai nessuno, nemmeno se stessa. Così non morì e, sega alternativa in spalla, andò a trovare la zia Clara.
LUTTO SOMMATO
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