LA GALLINA FANTASMA

Durante le veglie non c’è stato modo di beccarla in flagrante né di mandarle al seguito la vigilanza; saltabecca sui rimasugli, interra le mangiatoie, depone uova alla rinfusa. La lontana cugina s’è rifatta viva dopo esser stata spennata e digerita da quasi un secolo, ignorata dalle altre che di giorno se la spassano alle granaglie, di notte con tortore e compagnia tengono l’equilibrio controvento e altolocato. Mai si sono accorte di ciò che manca, eppure contano fino a quattro, hanno orecchio musicale e protestano se qualcuno s’intromette. Do quindi per certa l’ipotesi che la fantasma sia nota, di famiglia acquisita e appartenga allo stesso albero, ceppo oramai, che sia annoverata da tutte come una madrina d’altri tempi con abitudini notturne. Sanno che l’uovo suo non è normale traspare controluna e squaglia al primo raggio mattutino, nessuna quindi prova invidia per quella produzione, semmai per la bianca livrea che la pollastra esibisce, degna d’attenzione quando  sfida i perimetri e seduce le biro bleu «de cet nuit sans rancune».

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