TI PIACERAI SICURAMENTE A ME

Più bestia che uomo il mio corpo, che a riprova, alla mia età manda ancora richieste di aiuto illetterate: tanti anni di convivenza  serviti a niente, non una parola imparata. Credevo che col tempo riuscisse a sillabare almeno le vocali, che ne so, spiccicare una mezza frase di senso compiuto, specie quando pretende io diagnostichi prima possibile un qualunque intoppo nei suoi meccanismi. Ma il giovanotto niente, zero collaborazione: un dolore qua, una fitta là, la schiena bloccata, il mal di testa – mai una volta che si esprima chiaramente, solo guaiti. E io devo dedurre, interpretare, e provvedere ovviamente, perché il dolore invece lo scarica tutto sul mio groppone.  C’è però un fatto sconcertante, scrive la vicina dei miei figli, ma che io non sono in grado di convalidare: tutte le volte che una Phragmatobia fuliginosa viene a posarsi su una mia spalla, o su un braccio, lui intonerebbe una melodia. Dice che a mia insaputa l’epidermide vibra di contentezza, i peli si rizzano, e solo chi osserva dall’esterno sente appieno la sua felicità, e l’estasi, mentre la scapola, o il gomito, si abbandonano a un canto tedesco delle valli.

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