PARASCIO’

Insomma. Sulle critiche minimaliste ai racconti in cui si potrebbe saltare direttamente alla conclusione ho qualcosa da aggiungere. Anche il taglio alla mano di Anghela K.,  vetrinista alla Rinascente, è una scena finale, ma quello che accade prima è imprescindibile: l’unica cosa che dà un senso alla vicenda.  Giacché osservassimo la ferita per ciò che è in quella scena finale – solo nell’ultima sequenza quindi – avremmo semplicemente una ferita sulla mano di Anghela K., e non Anghela K. che si è ferita alla mano. Finale che non ci direbbe nulla dunque della sua vita e del suo matrimonio, né della sua casa di Fiesole o del suo allevamento di polli in Valdarno, ma solo quelle poche informazioni  circoscritte alla lesione. Informazioni  che, per quanto ne sappia, solo i chirurghi quella notte ebbero il piacere di raccontare. Poiché, sostenevano, da lì poteva avere inizio qualunque cosa.

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