UN LUCIDATORE

Oggi ho provato a lucidare un libro. Era da tempo che lo volevo fare. Aveva la copertina bianca macchiata di grasso. Sembrava una impronta del mio pollice destro. Questo perché il giorno in cui l’avevo rilasciata ero dal gommista ad aspettare mi riparasse una ruota. Seduto su un predellino ingannavo l’attesa leggendo proprio questo libro con la copertina bianca. Un po’ da irresponsabile portare in officina il bianco, in genere si sfila meglio in blu. Abitualmente leggo quando c’è da aspettare. Continuo dall’ultima interruzione. Sono per natura poco ciarliero e poco paziente. Tranne quando, ma succede di rado, che una bella donna scenda dalla sua auto e chieda di avere gonfiate le ruote. Io dico, prego, faccia prima la signora e, nel frattempo, non mi stanco di occhiarla, sbavando una palpebra di ringraziamento. Quando è tutto finito non mi stanco di pensarla, proprio una bella signora. O quando, questo capita meno di rado, intercetto un calendario con fotografie di donne gonfiate come solo i gommisti. In questo caso faccio finta di leggere nicchiando tra le pagine. Quel giorno la mano del gommista mi chiese improvvisamente aiuto mentre spennellava il cerchione e io saltai via dal predellino afferrando il barattolo di grasso senza accorgermi che, in quel pronto soccorso, il mio pollice si era impregnato di uno sfrido di grasso. Ecco perché, dopo anni, oggi mi trovo con il medesimo pollice destro insalivato e con molto grasso sulla lingua.

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