1 Q 8 4

Che tu potessi invecchiare secondo le convenzioni era da escludere. (Certe cose si capiscono subito). Seguendo l’istinto materno difatti (un po’ come le auto, stamattina, seguono il fischio del vigile di via Costantino Lascaris) hai partorito te stessa due volte. Una in clinica e una qui, sull’asfalto. Poi hai partorito i tuoi genitori, la casa, il lavoro, quest’automobile, e infine hai smesso di parlare e hai iniziato cocciutamente un digiuno. E tutto nel giro di venti minuti. Così, sembrerebbe solo colpa del traffico o di un senso vietato preso – si diceva una volta – a proprio rischio e pericolo,  ma tua hai la faccia di una settantenne. E non riesco a  spiegarmelo, visto che ne avrai appena una ventina. E nemmeno si spiega perché il mio orologio abbia smesso improvvisamente di funzionare: non siamo in un buco nero, ma in Oregon, nella penultima stazione prima di monte Hood. Sono le sette di sera, io guido una Buick e in cielo non c’è una nuvola.  L’orizzonte è talmente limpido che non riesco a immaginare niente di più spaventoso. Molliamo la frizione all’unisono. Ci guardiamo. Soltanto io, però, scendo per via d’Ossuna.

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