l’asteroidicello gamma (il lavoro mentale) 7’78

si potrebbe intitolare: paura & serenità.
sintomi di climaterio?
elenchiamo le forme della paura:
andare in macchina a) improvvisa e violenta se guidata da altri b) continua bassa e corrosiva se guido io.
conoscere gente nuova.
parlare con sconosciuti.
una telefonata inattesa.
una comunicazione burocratica imprevista.
una visita inaspettata.
viaggiare in aereo (da tempo). in treno (da poco).
attraversare a piedi la strada.

tuttociò che faccio mi fa in qualche modo paura. non mi ci riconosco. quello che scrivo che disegno che leggo che vado dicendo. il mio modo stesso di dormire. se sto più a lungo sul lato destro ho paura di svegliarmi senza più un capello sulla tempia destra.

tanto più mi abituo alla crescente velocità del mio tempo fisiologico all’approssimarsi della scadenza e di tanto col progredire della serenità globale aumenta l’insieme delle piccole paure. si fa più enigmatico lo ‘spirito di conservazione’. leggere questo tempo questa storia di questo pianeta di ora alimenta e accelera paura & serenità. il bisogno controllabile di partecipare al respiro comune all’attività comune non s’interrompe. tuttavia cresce il desiderio incontrollabile dell’isolamento per un lavoro più continuo non strumentalizzabile non finalizzato. sperimento con maggiore ricorrenza un tale isolamento e vedo che non ha gratificazioni per l’individuo che io stesso sono. é anzi il modo di più rapida eliminazione dell’individuo – anche se il più delle volte quest’eliminazione fallisce proprio perché non mi riconosco nelle cose che vado facendo quando l’isolamento c’é perché riconosco altri e altro: e allora mi pare che sia eliminazione della realtà. ma quando non fallisce riconosco la stabilità la non provvisorietà dei miei sogni e la loro capacità di trasferire la mia intera attenzione sentimentale nei sogni di ogni collettività di ogni figura del mondo nel suo momento di resistenza ottimale – per es.: il momento della ‘forma della città’ contro la forma delle ideologizazioni che si tenta ovunque d’imporle. le lotte ovunque in corso per l’autogestione.
quando l’isolamento regge verifico di quanto nel comune respiro storico s’é superato il livello d’azione della contraddizione. mi toccherebbe allora scendere in piazza per naturale conseguenza pratica. ma cos’è una ‘naturale conseguenza pratica’? mi dico: un ricatto della logica della dialettica un plagio della contraddizione. poiché in effetti ogni mio istante di isolamento produttivo (e improduttivo) viene da me lentamente pagato al nulla delle dominanti istituzioni. e non c’é modo di nascondere un tale sperpero. e non c’é modo oggettivo di renderlo umanamente significativo.
bene. questo vuoto correlativo-oggettivo più non mi paralizza. le mie continue quotidiane micropaure ne assorbono i veleni. cosi mi pare. questo penso. e cosi perciò quelle paure crescono si fanno più intense. e cosi i momenti di fallimento dell’isolamento diminuiscono. in questo modo penoso un certo equilibrio permane. anche se in tutta questa storia alla fine l’equilibrio serve soltanto a ricordarmi di dare l’acqua alle piantine sul balcone.

un giorno qualcosa in me mi spegnerà del tutto. sono assolutamente persuaso che andrà cosi qualunque sia la sua figura accertabile – emorragia proiettile vagante cancro del fumatore stanchezza esplosione ovarica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MOTEL CRACOVIA
Nel corso di un galà per un non meglio precisato anno dalla fondazione di una certa associazione, un giovane dall’aria Read more.
CUT UP #19
sta’ a sentire: telegrafò a Cuba che era impossibilitato, mentre infuriava corse la punta azzurro chiaro che. sono ormai dispersi. Read more.
da I GIORNI QUANTI (9)
Appena la caffettiera è sul fuoco, ho poco più di un minuto di cui approfittare. Capovolgo la tazzina, svito il Read more.
POMERIGGIO
«Portatemi il tramonto in una tazza di the» Emily Dickinson Luce riflessa di sole inonda gialla cucina, striscia sulla dispensa Read more.
ANIMALI DOMESTICI (E NON) 6
Quando Carlo pestò una cacca del cane di Luca fu la cesura definitiva con le storture che il gatto di Read more.
da OSPIZIO DI ADDIO – n.11
Svenderò l’ora inquieta La strofetta che resta ai moribondi Basata sul cancello sbarrato. Avaria la flaccida diagnosi È morire che Read more.
LACRIMAE RERUM 29
Gettò  tutti i libri dalla finestra. Li vedeva volare nel ventoso pomeriggio, cadere sull’asfalto, bianchi, rossi, gialli; volavano facendo un Read more.
SCAFFALE 102 – 160125
Dèpliants animati per artisti invecchiati Niente selfie nel cesso (come le dive) Ho un ratto matto sulla spalla Sono gli Read more.
BECCO BUNSEN e altri stereotipi
15. è in provincia le fòrmica di miccia detto che all’angolo entra nel vano nel sipario scartano in filiere stracche Read more.