(capitolo quarto) E GLI AVOCADO SPARIRONO NEL GIRO DI UNA NOTTE

Mi fermo nei pressi del primo bar che trovo in via. Controllo gli spiccioli in tasca. Una ragazza mi punta, si avvicina, occhi verdi interrogativi. La guardo. Mormora delle parole che non capisco. Ripete. È un cognome. Non sono io. Entro nel bar. Un caffè e una brioche al banco. Consumo, esco. Cerco intorno per vedere che fine abbia fatto la ragazza. E’ ancora lì, seduta su un muretto. Attende distratta. Evito di fissarla. Due tipi su uno scooter rallentano la corsa. Uno in età alla guida e un ragazzo su i venti anni dietro. La ragazza si alza. Lo scooter si ferma. La ragazza mormora le sue parole. L’uomo spegne il motore. La ragazza tira fuori dal suo tascapane una busta e la porge ai due. L’uomo alla guida la prende e la fa scivolare dietro tra le mani e il giubbotto dell’amico, senza guardare. Si salutano. Lei si allontana. La moto riparte. Il ragazzo che sta dietro la guarda soddisfatto. Lei è sola nella strada ha un passo lento e l’espressione secca.

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