(L’OCCHIAIA. 64.”Bipedi 5”)

(L’uomo) somiglia davvero molto al grosso cane che presentendo le frescure del marmo si allunga paroparo sulla soglia costringendolo a saltare per raggiungere lo spazietto fra le vetrine antistante alla bussola mancata per un pelo. Fiora il vetro con le nocche di una mano e, mentre gli apro, porta l’altra verso il petto villoso e mi chiede se posso raddrizzare le braccia, storpiate di brutto, al cristo che pende inerte in fondo alla sua collana…

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