(L’OCCHIAIA. 48.”Bipedi 3”)

come un grattar di topo mi strappa dalla lettura una figura scimmiesca traspare confusa alle maiuscole sabbiatevi dal vetro della bussola d’istinto accolgo nella mia questa mano priva di polso molliccia di un sudaticcio malsano infido e certo costui nel propormi alcuni rinsecchiti rametti d’origano che senza mezzi termini rifiuto non usa la cordiale minuziosa cerimoniosità dei cinesi riattraversa la soglia stavolta per uscire e da qui i miei occhi lo riconsegnano frastornato e con la lunga coda fra le gambe ai catarrosi silenzi mattutini

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