Il millepiedi procede velocemente. Misura il viottolo al millimetro. Ogni tanto si sofferma, si ritira, si ostina a sollevare la sua testa di pulce dal primo metamero per dissentire. Lo irritano le percentuali spropositate di cemento rosso usate per unire e distanziare una pietra dall’altra. La sua serenità è disturbata perché costretto a usare i tacchi delle sue 750 scarpe per colpa delle asperità delle giunture di pietrocemento. Dopo avere valicato il viottolo il millepiedi, stanco e sudato, si ritrova in un campo erboso, fiorito, brulicante di insetti e farfalle. Rotola sulla schiuma di una lumaca. Scalcia contro il cielo per liberarsi delle briciole di cemento. Si guarda attorno, respira a tuttocampo: finalmente si mangia.
FINALMENTE SI MANGIA
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