IL TUO PASSATO NON E’ INVITATO di Francesco Gambaro

Mi dico, cosa c’entro con questo scritto dopo avere scritto. I ricordi li ho sempre elaborati e trasformati in nonricordi. Mi sento infastidito rileggendomi, spesso non mi sento. La memoria è l’hardisk, cioè il morto, il ricordo il file che ne resuscita in un nanosecondo il nanosecondo da salvare. Non hai niente da salvare, mi dico, il tuo passato non è invitato, mi dico. Non vorrei continuare a scrivere così come scrivo. Potrei essere bravissimo a non scrivere. Non vorrei nemmeno essere bravissimo, vorrei pescare quel verme che ho dentro, quello che non si fa mai pescare. Mi piacciono i film in cui l’eroe si serra con un fazzoletto la coscia colpita e poi con un coltello, innaffiando e innaffiandosi di wisky, scava con un coltello infuocato per estrarre la pallottola. Nè vorrei raccontare storie. Solo interruzioni. Trovo insopportabile che le storie scivolino verso un finale e sottovalutino il passaggio tra inizio e fine. La polpa dello scrivere sta dalla parte del Galles, tra Inghilterra e Irlanda. Come in quel film, L’inglese che salì su una collina e scese da una montagna.

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