Invito alla lettura: “È l’Europa che ce lo chiede!- Falso!”



 Il piccolo ma insidioso libro di Luciano Canfora smonta pezzo per pezzo il tabù dell’europeismo d’accatto, curiosamente condiviso sia dalla sinistra europea che dall’internazionale capitalista; ma la critica è lucida, tridimensionale, non quella xenofoba e idiota di una destra cieca e piccoloborghese. Conviene leggerlo!
  «Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono alleati in una santa caccia spietata contro questo spettro.
  Quale è il partito d’opposizione che non sia stato tacciato di comunista dai suoi avversari che si trovano al potere?…»

    Parafrasando il celebre incipit del “Manifesto” di Karl Marx, potremmo dire di e con  un libro di Luciano Canfora:  “Uno spettro si aggira per la cultura europeista della sinistra – lo spettro dell’euroscetticismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, la Merkel e Draghi, Monti e Hollande, Letta e Van Rompuy…. etc.,  etc., etc…. Qual’è il partito di opposizione che non sia stato tacciato dell’infamante accusa di  antieuropeismo dai suoi avversari che si trovano al potere?” 
    E  possiamo anche chiederci: quale intellettuale o 
economista  o esperto politologo dell’area della sinistra o progressista, in ogni parte del mondo occidentale (Stati Uniti compresi) che si sia permesso di muovere critiche o esprimere motivati dubbi sui vantaggi dell’Europa (non solo per i mercati e gli speculatori) o promuovere  cambiamenti sostanziali del processo d’integrazione comunitaria, specialmente nell’ambito economico e fiscale, non sia stato tacciato dallinfamante accusa di di antieuropeismo (o euroscetticismo)?
Il piccolo ma efficacissimo saggio di Canfora, ha il dono di fare comprendere a noi sudditi comunitari, ma soprattutto a noi libertari o aspiranti/sedicenti tali, sempre attivi nella critica al sistema, specie quando questo sistema lede la nostra stessa sopravvivenza, che l’Europa non è e non può essere un dogma inattaccabile. Già che i dogmi, in  quanto tali, in un aspirante libertario, fanno venire la voglia insopprimibile di munirsi di armi di sfondamento in quanto, ogni dogma nella sua regalità o santità, nasconde sempre più infime e pericolose motivazioni, figuriamoci il dogma politico che nasconde in se il dogma economico di una egemonia neocapitalistica europea che sta macinando giorno dopo giorno l’autonomia politica e democratica dei singoli stati e dei suoi cittadini in nome di un principio d’integrazione europea i cui risultati attuali dimostrano la scarsità di benefici  e l’inefficienza delle istituzioni comunitarie davanti alla crisi economica e finanziaria.
   Leggendo il libro di Canfora, edito già un anno fa ma molto letto ancora oggi, si coglie tutta l’energia di una analisi calcabile sui fatti che si stanno verificando oggi sotto i nostri occhi sempre più increduli, prima e dopo le elezioni della scorsa primavera incluso  l’attuale governo-Letta, che è stato già pre-letto nella sfera di cristallo dell’autore.
    Canfora ne preconizza lucidamente l’incedere dei fatti (in 7 mosse) che poi sono quelle che oggi determinano ciò che lui chiama la nascita  di un  «partito della nazione », l’impalcatura eurocompatibile, su cui si costruisce l’eurozona; in altri termini tutti quei governi della solidarietà nazionale “a norma CEE” che costituiranno il presente e il futuro di ogni stato-membro d’Europa e a cui pare ci dobbiamo rassegnare se non vogliamo essere tacciati del peccato civile e politico (quasi sovversivo) di antieuropeismo=agnosticismo rispetto alla teologia politica di questa Europa.
    Ecco, tra le 7 mosse di questo processo ben descritto da Canfora, iniziatosi con l’abrogazione “del principio proporzionale (…) in omaggio alla religione idolatrica del bipolarismo”, la sesta mossa di un processo che abbiamo visto consumarsi sotto i nostri occhi, prima con il governo Monti e ora proprio con la nascita del governo Letta:
« A questo punto i teorici del “superamento” della distinzione destra/sinistra in quanto concetto obsoleti possono esultare. E difatti esultano. É impressionante che, in Italia, inconsapevoli della gaffe lessicale, alcuni si dispongono addirittura a dar vita a un “Partito della Nazione” (il partito fascista si chiamò per l’appunto “nazionale”, e “nazionali” erano detti i seguaci di franco, mentre “socialista-nazionale” era il partito del Fürer)»
      La settima mossa espone «gli effetti della progressiva assimilazione tra i due poli culminata nella “coesione”» e cioè « il non-voto di coloro che non si riconoscono nella melassa». E Canfora aggiunge: «Ma questo non preoccupa l’ormai coesa élite, (…) anzi gioisce ulteriormente perchè si può sperare di raggiungere i record delle cosidette “grandi democrazie” dove- come negli USA- vota meno della metà degli aventi diritto. Anzi i più sfacciati dicono che il non-voto è un segno di maturità della democrazia».
      Da questo lampante capitolo centrale del libro, Canfora ci espone cosa mai sia questo Partito della Nazione e nel leggerlo vediamo apparire come evocati da una forza di analisi tridimensionale i volti e le situazioni della miserevole politica italiana, senza risparmiare colpi a destra, al centro e a sinistra, e a scanso di equivoci differenziandosi molto, nell’analisi, da altre visioni antieuropee quali quelle della Lega Nord o di altre formazioni o derive governate da una visione xenofoba e qualunquistica.
«L’ideologia dichiarata defunta, ritorna in forme impreviste e alquanto fatue» – continua l’autore – «come ideologia dell’Europa, come valore in se! L’”europeicità” è diventata la nuova ideologia, soprattutto presso la ex sinistra. Qui alligna oramai sempre più spesso il monito intimamente compiaciuto e pensoso: “Ce lo chiede l’Europa!” Un tale ritornello che serve a tappare la bocca a qualunque rilievo critico».
        Nella sua analisi Canfora pone la questione della tanto osteggiata svalutazione dell’euro come possibile soluzione alla crisi, ma sappiamo bene dice il filologo che la Germania è ostile a questo provvedimento in quanto “dalla situazione attuale ha solo vantaggi in quanto “L’eurozona è il suo mercato” e una svalutazione dell’euro l “la detronizzerebbe dalla sua posizione dominante. Ma non è un motivo sufficiente per rinunciarvi, conclude nel capitolo intitolato “Come uscire vivi dalla morsa” “I sudditi hanno pur diritto di alzare la testa”.
       E qui Canfora pone l’argomento di un’altra ostilità forte alla svalutazione dell’euro proveniente dai centri di potere statunitensi (cioè la Trilateral) che vedrebbero il pericolo di una concorrenzialità delle nostre merci e sulla ripresa della nostra economia in ginocchio. Dunque, siamo certi che anche in Europa non vi siano uomini preposti al compito di impedire misure di tal genere?
Il testo prosegue con altri capitoli che delineano anche uno scenario di progressiva uscita (non solo del nostro Paese) da un sistema tutto forgiato sugli interessi di una nuova Internazionale del capitalismo che richiede da parte di noi tutti una re-visione di quel sistema politico, culturale, infine economico, nato come sistema liberatorio di crescita e di libertà dei popoli, si sta trasformando sopra le nostre teste come un vero e proprio ritorno alla schiavitù in virtù del fatto che «la crisi, rapida in fine,  dei sistemi politico-sociali detti del socialismo reale, ha ridato fiato in modo spettacolare al mito dell’eternità del capitalismo».
Insomma, un libro istruttivo e intimamente, esplicitamente eversivo rispetto alla nuova dittatura economica e mentale che si chiama Europa, nuovo tabu intoccabile del nostro tempo al quale pare non c’è modo di sottrarsi, a meno che il ciclico errore antico di ogni tirannia (antica, moderna e contemporanea) non abbia tenuto in conto della raccomandazione di “non mettere nello stesso luogo schiavi che parlano la stessa lingua, onde evitare che si coalizzino e si ribellino”.
Buona lettura.
“È l’Europa che ce lo chiede!- Falso!”-
 Luciano Canfora ed. Idòla-Laterza,
 pagg. 80- Euro, 9,00 “

Alfonso Leto

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